sabato 15 marzo 2014

Lo sguardo di Satana - Carrie


"Rideranno di te, rideranno tutti di te..."


Non sono un grande conoscitore delle opere letterarie di Stephen King, il maestro dell'orrore, ma le poche che ho letto le ho apprezzate davvero tanto. Dai libri dell'autore sono stati tratti film per il cinema e per la tv, fumetti e via dicendo. Tra i suoi lavori è d'obbligo citare "Carrie" dal quale sono stati tratti due film (più un terzo solo per la tv): "Carrie - Lo sguardo di Satana" (1976) e "Lo sguardo di Satana - Carrie" (2013). La seconda pellicola è quella di cui parlerò ora; di seguito la trama.
Carrie è un'adolescente solitaria, introversa, costantemente presa di mira dalle sue compagne di classe a causa del suo carattere chiuso. Anche a casa la giovane non si sente a suo agio, tormentata dalla madre fanatica religiosa che la diffida dal dare confidenza a chicchessia, soprattutto ragazzi. Tutto però comincia a cambiare quando Carrie scopre di avere poteri telecinetici ed alcuni ragazzi del liceo decidono che è tempo di non prenderla più di mira e lasciarla finalmente in pace; per lei però i guai non sono affatto finiti, dato che alcune bulle hanno in serbo dei dispetti davvero crudeli in occasione del grande ballo di fine anno della scuola...
È difficile assegnare un genere cinematografico alla pellicola, poiché essa si discosta abbastanza dalla maggior parte degli standard narrativi; le scene di violenza e di sangue saranno frequenti, cosa che rende il film vicino ad un horror splatter, ma il voler indagare sulle meccaniche delle cattiverie del bullismo e sui problemi familiari di Carrie rendono il titolo in un certo qual modo vicino a tematiche più drammatiche.
Mai giocare col fuoco...
La protagonista della vicenda è una ragazza qualunque, con l'unica colpa di essere diversa da tutte le sue coetanee per il suo disinteressarsi ai ragazzi ed il suo carattere chiuso e riservato. Fondamentalmente non è neanche colpa della ragazza, ma dell'educazione di fondo impartitale dalla madre, fanatica religiosa.
A guardare i comportamenti della donna non è difficile cogliere una forte critica nei confronti della fede, vista come causa della rovina di rapporti sociali. Carrie, che comincia a manifestare superpoteri, viene vista dalla madre come l'Anticristo, mandato sulla terra a punirla dei suoi peccati, tra cui l'aver amato un uomo che in seguito l'ha abbandonata. È proprio a causa di questo trauma represso che la donna comincia a comportarsi ossessivamente con la figlia, convinta che sia necessario per proteggerla dal male e dalla sofferenza di cui è pieno il mondo. Addirittura, nella scena iniziale della pellicola, la donna cerca di uccidere la figlia appena nata in un moderno rifacimento della storia del sacrificio di Isacco.
Detto questo, si può capire come non sia difficile parteggiare per Carrie, nonostante la ragazzina non sia uno stinco di santo: la sua figura è quella tipica dell'antieroe che risponde al male infertole con violenza ed altro male. Tutto però potrebbe rivoltarsi contro di lei, quasi a voler dare una morale alla storia, secondo il proverbio "chi la fa l'aspetti".
La scena di maggior impatto è senza dubbio quella relativa al ballo scolastico, sequenza molto violenta, che insinuerà nello spettatore il dubbio sull'effettiva necessità e correttezza di determinate azioni.
Presa di mira
Come ho già detto prima, per quanto riguarda la violenza niente è lasciato all'immaginazione, data la grande presenza di sequenze splatter, smembramenti, ferite mortali; poiché però esse sono molto ben inserite nel contesto, non si avvertirà eccessivo fastidio.
Ciò che è rappresentato davvero bene nella pellicola è il rapporto tra Carrie e la madre: nel giro di pochi minuti si riesce a capire la psicologia dei due personaggi e la loro complessa relazione fatta d'amore e d'odio, anche grazie alla buona interpretazione delle due attrici (Chloë Grace Moretz per Carrie, diventata famosa per "Kick-Ass" (2010), e Julianne Moore per sua madre Margaret).
Gli altri comprimari, purtroppo, non funzionano tanto bene come le due donne e risultano solo delle aggiunte senz'anima alla storia, ad esclusione della bulla causa di tutti i mali di Carrie (Chris, interpretata da Portia Doubleday).
Come ho già detto in principio, la pellicola è tratta da una storia di Stephen King ed è il secondo adattamento cinematografico basato sull'opera letteraria.
Si sa bene che in caso di remake la critica è sempre molto severa; in questo caso invece, nonostante le perplessità dello stesso King che sottolineava come non ci fosse bisogno di un ulteriore adattamento, il film è piaciuto ed è stato considerato una valida trasposizione del romanzo, ancora più fedele ad esso della pellicola del 1976.
Il principale lato negativo, come già detto, è relativo agli altri personaggi della vicenda: tolti Carrie, la madre e la principale antagonista, essi sembrano solo dei burattini senza caratterizzazione né anima.
Nonostante tutto, però, il film è davvero interessante per la morale distorta che viene fornita: è giusto parteggiare per la giovane Carrie date le angherie che ha dovuto sopportare e nonostante la sua reazione violenta? È una domanda alla quale difficilmente potrà essere data una risposta, ed in questo sta la potenza della pellicola.

VOTO: 78/100



  • Titolo originale: Carrie
  • Paese di produzione: USA
  • Anno: 2013
  • Durata: 99 min
  • Genere: horror, drammatico
  • Regia: Kimberly Peirce
  • Soggetto: Stephen King
  • Sceneggiatura: Roberto Aguirre-Sacasa, Lawrence D. Cohen
  • Produttore: Kevin Misher
  • Casa di produzione: Metro-Goldwyn-Mayer, Screen Gems
  • Interpreti e personaggi:
          Chloë Grace Moretz: Carrie White
          Julianne Moore: Margaret White
          Judy Greer: Miss Desjardin
          Portia Doubleday: Chris
          Gabriella Wilde: Sue Snell

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